Lipofilling

Data pubblicazione: 19/02/2022
Dr. Tommaso Agostini


Indice

Cosa è il lipofilling

Prima di rispondere alla domanda "cosa è il lipofilling", facciamo una breve introduzione doverosa.

Molti anni fa si pensava che il tessuto adiposo, il grasso, fosse esclusivamente un tessuto di riserva energetica, al quale l’organismo poteva attingere in caso di fabbisogno; tuttavia negli ultimi anni sono emerse anche le capacità rigenerative intrinseche al tessuto adiposo, che quindi può vantare un duplice effetto, riempitivo da un lato e rigenerativo dall’altro. Infatti, sebbene il 90% del volume del tessuto adiposo sia costituito da adipociti e quasi il 50% del numero totale di cellule è costituito da cellule mesenchimali staminali, fibroblasti, cellule endoteliali e periciti immerse in una matrice extracellulare; è proprio a questo 50% a cui si attribuisce la rigenerazione del tessuto in cui vengono trapiantate attraverso un processo di neoangiogenesi (formazione di nuovi vasi sanguigni), aumento dello spessore del derma e della sua elasticità, il miglioramento della fibrosi cicatriziale conseguente a trattamenti radioterapici o a traumi di natura cicatriziale o chirurgica.

Dunque, cosa è il lipofilling?
Il trapianto del tessuto adiposo da una zona anatomica, definita area donatrice, ad un’altra zona corporea, definita area ricevente, è quell’intervento che prende appunto il nome di lipofilling.

Le indicazioni dell’intervento di lipofilling sono numerose in ambito della chirurgia plastica estetica e ricostruttiva e includono la correzione di irregolarità superficiali dopo interventi di liposuzione, l’aumento del volume mammario, specialmente nei quadranti superiori, eseguendo di fatto un intervento di mastoplastica senza protesi mammarie, l’aumento del volume e il miglioramento della forma dei glutei (gluteoplastica), la correzione di deficit volumetrici dopo interventi chirurgici o eventi traumatici, il miglioramento della qualità della pelle dopo trattamenti di radioterapia o comunque a scopo di ringiovanimento delle pelle del volto (lipolifting).

Storicamente l’utilizzo del lipofilling per il trattamento di malformazioni congenite e esiti di trauma, risale al 1983 e fu utilizzata dal chirurgo Neuber, successivamente rivisitata e perfezionata grazie alle tecniche anestesiologiche di Fisher (1974) e Klein (1985) che consentirono di poter prelevare piccole quantità di grasso utilizzando delle micro cannule, in anestesia locale e regime ambulatoriale. Nel 1987 fu Coleman a introdurre una nuova tecnica atraumatica per il prelievo del grasso, evitando di fatto la classica liposuzione con la quale si traumatizzavano maggiormente le cellule adipose, di fatto riducendo il loro attecchimento, cioè la loro sopravvivenza nell’area ricevente; la tecnica di Coleman si articola in tre step: prelievo del tessuto adiposo manuale utilizzando una siringa luer-lock da 10 cc, centrifugazione per 3 minuti a 3400 rpm per purificare il tessuto prelevato e infine la re-iniezione con tecnica 3D per massimizzare l’attecchimento delle cellule trapiantate.

Già nel 2009 il lipofilling rappresentava ben il 6% di tutte le procedure di chirurgia estetica, tuttavia, a causa del riassorbimento, la tecnica originaria ha subito delle modifiche per ottimizzare i risultati; infatti numerosi studi clinici eseguiti hanno dimostrato una percentuale variabile di riassorbimento compresa tra il 30% e il 70% entro i primi 12 mesi dall’intervento chirurgico. Il grasso rimane comunque il filler ideale, poiché si integra in modo naturale e fisiologico con le aree riceventi, è un materiale autologo e quindi biocompatibile al 100% (biofiller o lipofiller).

Quali fattori influiscono sulla sopravvivenza del grasso nel lipofilling?

E’ ormai ampiamente accettato che metodi di prelievo più delicati sono direttamente correlati a una maggior sopravvivenza del grasso trapiantato con lipofilling, con conseguenti risultati post operatori superiori se paragonati alla classica tecnica della liposuzione, ossia al prelievo di tessuto adiposo utilizzando un’aspiratore meccanico collegato a una cannula tradizionale; tuttavia il prelievo del grasso con la liposuzione rimane utile quando siano necessari grandi trasferimenti di tessuto adiposo come nel caso della mastoplastica senza protesi mammarie e nella gluteoplastica, dove vengono ridotti in modo sensibile i tempi operatori e quindi di recupero. Anche il diametro della cannula con cui viene eseguito il prelievo ha un ruolo fondamentale nella conservazione del tessuto adiposo, essendo stato dimostrato che cannule di circa 6 mm, riescono a conservare in modo migliore il tessuto prelevato rispetto alle più piccole di 2mm e 4 mm. Inoltre il sito ricevente ha particolare importanza poiché, evidentemente, un’area anatomica che sia stata traumatizzata, sottoposta a precedenti interventi chirurgici o a trattamenti di radioterapia per motivi oncologici, ha un minor apporto vascolare e quindi una ridotta capacità di nutrire e quindi far sopravvivere le cellule adipose innestate. Il lipofilling è, come tutti gli interventi chirurgici, operatore dipendente, nel senso che il posizionamento del tessuto adiposo prelevato e quindi centrifugato deve essere eseguito in modo meticoloso, preciso e uniformemente distribuito nella sede ricevente, in modo tridimensionale, così da agevolare un corretto attecchimento.

Quali sono le aree corporee da cui viene prelevato il tessuto adiposo durante il lipofilling?

Ci sono numerosi siti corporei che possono fungere da area donatrice per prelevare il grasso durante l’intervento di lipofilling; l’area preferita da molti chirurghi plastici è sicuramente l’addome, seguita dalla regione trocanterica, dalla faccia interna delle cosce e dalle ginocchia. La fase di prelievo può essere eseguita con tecnica dry (asciutta) o con tecnica wet (umida), infiltrando la sede con quella che prende il nome di soluzione di Klein, costituita da soluzione fisiologica NaCl 0.9%, adrenalina e un anestetico locale a breve o lunga durata d’azione (lidocaina o bupivacaina); l’utilizzo della tecnica wet permette di effettuare un idrodissezione che facilita la seguente aspirazione, diminuisce il dolore post operatorio e i lividi.

Dove può essere innestato il grasso prelevato con il lipofilling?

Il grasso prelevato durante il lipofilling con microcannule può essere utilizzato per riempire altre aree del corpo e/o per migliorare la qualità delle pelle. In base alle dimensioni del tessuto prelevato è possibile utilizzare il tessuto purificato in diverse aree: il macrograft, cioè macroinnesti di tessuto adiposo prelevati con una cannula di 3 mm, vengono usati per il tronco e gli arti, mentre i micrograft e i nanofat, cioè innesti adiposi super sottili prelevati con una cannula di 1 mm di diametro, trovano indicazione nel trattamento del volto e delle sue subunità anatomiche, incluse le palpebre e le labbra.

Come viene purificato il grasso prelevato per il lipofilling?

Dopo aver prelevato il tessuto adiposo con tecnica dry o wet e prima di procedere all’ultima fase di re-iniezione nella sede ricevente, è necessario processare, o meglio purificare il grasso per il lipofilling. La fase di purificazione può essere eseguita con diverse modalità come la sedimentazione, il filtraggio, il lavaggio e la classica centrifugazione come descritta da Coleman. Questa seconda fase è importante per eliminare le fibre collagene, il sangue e i detriti cellulari, la cui presenza è fonte di un processo infiammatorio che potenzialmente potrebbe alterare il corretto attecchimento tessutale.

Sebbene studi sperimentali condotti su modello animale non abbiano dimostrato particolari differenze tra i diversi procedimenti di purificazione, quelli condotti su modello umano hanno dimostrato la superiorità della centrifugazione rispetto ai metodi gravitari (filtraggio, lavaggio, decantazione ecc) sia in termini di minor riassorbimento cellulare che di risultato estetico, evitando la formazione di nodulari sottocutanee.

Alla fine del processo di centrifugazione a 3000 rpm per 3 minuti, possiamo identificare tre strati nelle siringhe da 10 cc: il primo strato, quello più superficiale, di colore giallastro pallido, è oleoso e contiene le cellule adipose che sono andate incontro a necrosi; lo strato intermedio di colore giallo intenso, contiene il tessuto vitale che verrà iniettato mentre l’ultimo strato di colore rosso, è rappresentato da residui di sangue, anestetico locale.

Classicamente, questo tessuto adiposo prelevato utilizzando microcannule con diametro di almeno 2.4 mm, viene definito macrograft e si utilizza prevalentemente per il riempimento di aree anatomiche come i glutei (gluteoplastica) e le mammelle (mastoplastica); il diametro della particelle adipose è superiore a 2.4 mm.

Quante tipologie di innesti adiposi esistono nel lipofilling?

Oltre ai macrograft, abbiamo numerose altre tipologie di innesti adiposi nel lipofilling che sono classificati in base al diametro delle cellule adipose:
- Millifat: sono caratterizzati da particelle adipose del diametro inferiore a 2.4 mm che si ottengono emulsificando il tessuto adiposo prelevato, purificato e centrifugato attraverso numerosi passaggi con un apposito filtro di 2.4 mm di diametro, tra due siringhe da 20 ml. Il grasso così ottenuto è più strutturato e facile da iniettare utilizzando aghi da 18 e 19 gauge, in modo tale da migliorare sensibilmente aree anatomiche come la regione temporale, il grasso sottorbitario, zigomatico, della guancia, del profilo mandibolare, il mento e le labbra.
- Micrograft: è caratterizzato da particelle del diametro di 1.2 mm o meno, che si ottiene emulsificando il tessuto adiposo prelevato attraverso un secondo filtro di 1.2 mm. Questo particolato viene utilizzato per subunità estetiche come la fronte, il solco lacrimale, la regione perilabiale e le mani attraverso una cannula di 19-20 gauge.
- Nanofat: rappresenta il più sottile particolato attualmente ottenibile attraverso molteplici passaggi attraverso speciali filtri, fino a ottenere particelle con diametro compreso tra 400 e 600 micron originando una matrice più liquida rispetto alle precedenti, ricca di cellule staminali d’origine mesenchimale, oltre a acidi grassi liberi che si sono mostrati efficaci nella correzione delle rughe più superficiali della regione periorale, collo e regione periorbitaria dove riesce a migliorare il colore bluastro delle occhiaie. La reiniezione del nanofat nel lipofilling può essere fatta attraverso un ago di 27 gauge, minimizzando tutti i potenziali esiti cicatriziali.
Generalmente quando si esegue il lipofilling a livello della faccia come procedura di chirurgia estetica per ringiovanire utilizzando materiale autologo, si utilizzano tutte e tre le tipologie d’innesti adiposi sopra descritti.

La fase di re-iniezione del lipofilling

Nonostante sia ormai da diversi anni che il lipofilling rappresenti una delle procedure di chirurgia cosmetica più eseguite, non esiste un consenso univoco riguardo la migliore tecnica utile per procedere alla iniezione del grasso purificato. Il trapianto viene eseguito utilizzando microincisioni chirurgiche eseguite con aghi, attraverso le quali si inietta il tessuto adiposo purificato a livello delle sede ricevente; dal momento che il processo di neoangiogenesi inizia dalla periferia, è opportuno pianificare diverse sessioni di lipofilling, privilegiando quindi un maggior attecchimento, rispetto a un'unica mega-sessione che comporterebbe una percentuale di riassorbimento sicuramente maggiore.

Il ruolo delle cellule staminali nel lipofilling

Le cellule staminali presenti nel tessuto adiposo ricavato tramite tecnica di lipofilling sono molto simili alle cellule staminali del midollo osseo, nel senso che sono in grado di differenziarsi nei diversi tessuti mesodermici (tessuto muscolare, osseo, cartilagineo, cardiaco e nervoso) e presentano simili proteine di superficie; l’analisi citometrica ha evidenziato infatti che le cellule staminali presenti nel tessuto adiposo non presentano le proteine CD31 e CD 45, ma presentano CD34, CD73, CD105 e CD90 e in particolare l’espressione del CD34 è molto superiore rispetto alle cellule mesenchimali del midollo osseo. Tali cellule staminali sono parte integrante dell’architettura del tessuto adiposo assieme a una popolazione cellulare molto eterogenea, inclusi i preadipociti, cellule endoteliali, periciti, fibrobalsti e cellule della linea emopoietica. Il potere rigenerativo del tessuto adiposo viene attribuito principalmente ai suoi effetti paracrini, grazie alla secrezione di fattori di crescita e TGFbeta, che hanno un forte potere induttore nel promuovere la neoangiogenesi e la guarigione tessutale.

Quali sono le applicazioni cliniche del lipofilling?

Lipofilling e ricostruzione mammaria: le applicazioni cliniche del lipofilling sono numerose a partire dalla ricostruzione mammaria, dove viene ampiamente utilizzato, rappresentando di fatto una semplice soluzione per ridare un piacevole profilo alle mammelle dopo la ricostruzione con o senza protesi mammarie. Infatti uno dei problemi principali nelle ricostruzioni post mastectomia è rappresentato proprio dalla mancanza di un’adeguata copertura dell’impianto mammario a causa dell’assenza del tessuto ghiandolare; non solo, il lipofilling può essere molto utile come tecnica ancillare anche in caso di ricostruzione con lembi adiposi o muscolari, proprio per ridare alla mammella una forma quanto più gradevole e naturale possibile. In campo di chirurgia ricostruttiva è importante non solo il potenziale volumetrico del lipofilling, ma anche quello rigenerativo dato dalle cellule staminali mesenchimali, soprattutto per ottenere un miglioramento della pelle in termini di elasticità, spessore e pliabilità, soprattuto quando vi siano stati trattamenti di radioterapia.

Lipofilling e cicatrici: Il lipofilling trova larga applicazione anche nel trattamento delle cicatrici sia traumatiche che post-chirurgiche e in particolare cicatrici retraenti e/o dolorose che compromettono le normali attività della vita quotidiana; infatti il trapianto di grasso è utile non solo per il riempimento di cicatrici atrofiche, ma anche per migliorare l’elasticità di cicatrici ritraenti grazie al potenziale delle cellule staminali, che rigenerano il derma e il tessuto sottocutaneo, stimolano la produzione di fibre collagene e la neoangiogenesi. Numerosi studi clinici dimostrano come i primi effetti benefici si vedano già dopo i primi 15 giorni postoperatori, con una diminuzione del dolore e un miglioramento dell’elasticità cutanea a 3 mesi, duraturi oltre a 12 mesi.

Lipofilling e ustioni: le ustioni rappresentano un trauma devastante per l’organismo umano e sebbene il tasso di mortalità sia lievemente diminuito grazie a nuove tecnologie, la guarigione rappresenta la sfida più grande per il chirurgo plastico che ha a disposizione innesti di pelle autologhi, innesti cutanei da donatore (innesti omologhi) e colture cellulari in vitro, oltre a sostituti dermici. La problematica principale dopo ustioni intermedie e profonde rimane quella della cicatrizzazione; basti pensare che ben il 75% dei pazienti di razza caucasica sviluppa una cicatrizzazione patologica sia di tipo ipertrofico che cheloideo, con gravi ripercussioni in ambito funzionale, estetico ma anche psicologico, sociale e lavorativo. Il trattamento delle cicatrici esiti d’ustione con lipofilling permette di migliorare drammaticamente le qualità delle pelle, rendendola più elastica, pliabile e di un colorito quasi uguale alla pelle sana circostante, anche da un punto di vista istologico, mostrando fenomeni di neocollagenesi (deposizione di nuove fibre collagene), neoangiogenesi (formazione di nuovi vasi sanguigni) con rigenerazione tessutale.

Lipofilling e radiodermite: i danni da radiodermite derivano dalla prolungata esposizione delle pelle alle radiazioni ionizzanti e si sviluppa tipicamente in pazienti che vengono sottoposti a radioterapia per motivi oncologici. La radiodermite viene classificata in tre stadi, acuta, cronica e eruttiva associata a eosinifilia e prurito; l’efficacia del lipofilling nel trattamento della radiodermite è stata pubblicata per la prima volta da un chirurgo plastico italiano, dimostrando come il trasferimento di tessuto adiposo e di cellule staminali mesenchimali, originasse nuovi vasi sanguigni con conseguente aumento del microcircolo, ossigenazione tessutale, e rilascio di fattori di crescita. La raccomandazione principale rimane quella d’eseguire più sedute ravvicinate privilegiando l’attecchimento a discapito delle mega-sessioni.

Lipofilling e lipodistrofia: la lipodistrofia colpisce principalmente pazienti affetti da HIV, i quali, a causa dei farmaci antiretrovirali assunti per il controllo della malattia, subiscono un rimaneggiamento del grasso corporeo, con accumulo del grasso viscerale a livello addominale e depositi grassosi nel sottocutaneo a livello mammario, cervicale e dorsale e lipoatrofia a livello degli arti superiori e inferiori ma anche del volto, specialmente del grasso delle guance. Tuttavia non tutti i pazienti sono candidati ottimali al lipofilling facciale a causa della carenza di tessuto adiposo prelevabile da addome e fianchi, rimanendo comunque operabili con protesi malari e/o zigomatiche, al fine d’eliminare gli effetti distrofici facciali che rappresentano delle stigmate poco accettate psicologicamente da questi pazienti.

Lipofilling e chirurgia plastica facciale: il lipofilling eseguito come intervento di chirurgia estetica facciale ha numerosi vantaggi, sia per il potenziale volumetrico legato all’iniezione di grasso ma anche per il potere rigenerativo delle cellule staminali mesenchimali; i chirurghi plastici usano spesso questa procedura cosmetica per ripristinare i volumi facciali, dove deficitari e ottenere contemporaneamente un ringiovanimento globale della pelle del volto. Le principali applicazioni a livello della chirurgia plastica facciale sono rappresentate da interventi correttivi a livello della regione periorbitaria, incluso il trattamento dei dark circles o occhi scuri, il trattamento del solco malare e del solco lacrimale e come procedura adiuvante nella blefaroplastica inferiore o nella blefaroplastica totale. Il corretto piano d’iniezione a questo livello è rappresentato da un piano profondo, evitando quindi quello più superficiale tra pelle e muscolo dove potrebbero essere visibili irregolarità di superficie.

Lipofilling e ringiovanimento delle mani: le mani vengono spesso trascurate in modo erroneo durante i trattamenti di medicina e chirurgia estetica del volto, ma in effetti sono lo specchio dell’anima, essendo capaci di rivelare la vera età della paziente. Il processo d’invecchiamento delle mani si instaura lentamente nel corso degli anni e consiste nella comparsa di teleangectasie, cheratosi seborriche, cheratosi attiniche con assottigliamento del derma e scomparsa del grasso sottocutaneo con visibilità del bianco dei tendini estensori e del colore bluastro delle vene superficiali. Generalmente l' intervento di lipofilling delle mani si esegue in anestesia locale e sono necessari da un minimo di 10 cc fino a 30 cc di grasso.

Lipofilling e mastoplastica: nonostante l’idea di poter aumentare il volume del seno utilizzando il proprio grasso sia allettante, in verità il grado di riassorbimento del tessuto trapiantato è talmente variabile che potrebbe, in alcuni casi, rendere vano l’intervento di chirurgia estetica di lipofilling del seno. Per questo motivo la mastoplastica additiva con protesi rimane sicuramente la prima scelta in molte pazienti, le quali hanno anche scarsa disponibilità di depositi adiposi da cui poter eseguire un adeguato prelievo. L’applicazione del lipofilling in chirurgia estetica mammaria rimane di prima scelta per la correzione di piccole asimmetrie mammarie, per la correzione del wrinkling protesico, cioè della visibilità delle pieghe protesiche in pazienti molto magre e per il trattamento della contrattura capsulare, grazie soprattuto al potere rigenerativo della componente staminale del grasso.

Lipofilling e gluteoplastica: l’applicazione del trasferimento di tessuto adiposo per aumentare il volume dei glutei tramite lipofilling è ormai diffusa ovunque e soprattutto in paesi come gli Stati Uniti e il Brasile. L’intervento prevede il prelievo di tessuto adiposo da sedi donatrici classiche come fianchi, addome e trocanteri e la successiva reiniezione a livello di tutti i quadranti del gluteo, privilegiando quelli superiori in modo da ottenere un effetto lifting. Al fine d’evitare complicanze chirurgiche, il tessuto adiposo prelevato e quindi purificato viene iniettato su un piano molto superficiale, nel sottocutaneo subito al di sopra della fascia dello Scarpa.

Esami preparatori da eseguire prima del lipofilling

Prima di poter eseguire l’intervento chirurgico di lipofilling è necessario effettuare alcuni esami preliminari che consistono in esami ematochimici come emocromo, assetto glicidico, assetto coagulativo, assetto lipidico, esami di funzionalità epato-renale, oltre a elettrocardiogramma e visita cardiologica. Solo in casi selezionati e in base all’esito degli esami sopradescritti il medico potrà richiedere eventuali esami aggiuntivi per una migliore valutazione globale.

Regole da seguire prima dell’intervento di lipofilling

Prima del lipofilling è obbligatorio astenersi dal fumo di sigaretta per almeno 15 giorni, sia prima che successivamente; nel giorno antecedente l’intervento è vietata l’assunzione di cibi solidi o liquidi a partire dalla mezzanotte, rimanendo consentita esclusivamente quella piccola quantità di acqua che potrebbe servire per assumere la propria terapia medica che non dovrà essere interrotta a meno di diversa indicazione da parte dell’equipe medica, eccezion fatta per i farmaci antiaggreganti e anticoagulanti che necessitano l’embricazione con eparine a basso peso molecolare nei quindici giorni precedenti l’intervento chirurgico di lipofilling, sotto monitoraggio e controllo del medico specialista che li ha prescritti. É necessario inoltre rimuovere tutti i monili, inclusi eventuali piercing e lo smalto dalle unghie, soprattutto se di colore scuro (nero/blu/viola). Praticare un’accurata igiene personale, utilizzando detergenti contenenti clorexidina, sia la sera prima dell’intervento che la mattina stessa prima di arrivare in clinica. Programmare l’arrivo in struttura sanitaria con un accompagnatore che sia disponibile anche per il ritorno al proprio domicilio e per l’assistenza almeno nelle prime 72 ore post operatorie. Indossare indumenti comodi come il tipico abbigliamento da casa come tuta e scarpe da ginnastica. Il giorno prima dell’intervento di lipofilling praticare un’accurata tricotomia nella aree corporee preventivamente concordate con il proprio chirurgico plastico utilizzando un rasoio elettrico e non la lamette. Infine comunicare tempestivamente l’insorgenza di tosse, febbre, febbricola, nausea, vomito o diarrea in modo tale da poter, eventualmente, riprogrammare l’intervento chirurgico dopo la scomparsa della sintomatologia.

Ripresa dell’attività dopo il lipofilling

La ripresa dell’attività dopo l’intervento di lipofilling deve essere immediata o quasi, in modo tale da privilegiare un’attiva mobilizzazione rispetto alla sedentarietà. Le normali attività della vita quotidiana possono essere riprese entro 48-72 ore, mentre la ripresa dell’attività fisica dopo 15-20 giorni al massimo avendo comunque cura d’indossare le guaine elastiche per quanto più tempo possibile. La medicazione post operatoria viene eseguita con speciali guaine che accelerano il riassorbimento dei potenziali lividi ed ematomi, che vengono rimosse dopo una tempistica variabile da 5 a 7 giorni. É opportuno indossare le guaine elastiche per un tempo variabile da 20 a 40 giorni sempre in base alle indicazioni che il chirurgo plastico darà a fine intervento. Il decorso postoperatorio deve essere caratterizzato da cicli di massaggi giornalieri, da ripetere almeno due volte al giorno nel primo mese e una sola volta la giorno per i successivi 30 giorni; i massaggi possono essere eseguiti in modo autonomo oppure rivolgendosi a personale specializzato come estetiste o fisioterapisti. La terapia manuale può essere abbinata anche a macchinari di tipo medicale come cicli di carbossiterapia, pressoterapia o LPG, sempre sotto consiglio e monitoraggio del chirurgo operatore.

Risultato definitivo dopo il lipofilling

Il risultato finale dopo essersi sottoposti all’intervento di lipofilling può farsi attendere qualche mese, tempo necessario al fine di far stabilizzare sia la sede donatrice che quella ricevente. Generalmente il risultato definitivo viene valutato in una finestra temporale compresa tra i 3 e i 6 mesi post operatori, quando il processo di riassorbimento del tessuto adiposo è concluso o quasi. Durante la convalescenza e comunque nei mesi successivi l’intervento di lipofilling è necessario mantenere un peso corporeo costante, avendo cura di evitare dimagrimenti rapidi che potrebbero compromettere il buon esito dell’intervento chirurgico. Le guaine postoperatorie devono essere indossate per circa 15 giorni in modo consecutivo e quanto più possibile nei successivi quindici giorni, per un totale di circa 30-40 giorni, in modo tale da facilitare un corretto processo di guarigione a livello della sede donatrice.

Costo dell’intervento di lipofilling

Il costo dell’intervento di lipofilling include la retta di degenza in regime di day-hospital o di ricovero nella struttura sanitaria in cui viene eseguito l’intervento chirurgico, l’affitto della sala operatoria, dell’equipe chirurgica, dei materiali di consumo, delle medicazioni e dei controlli post operatori. Il prezzo del lipofilling può variare in base alla durata dell’intervento richiesto come nel caso della mastoplastica e della gluteoplastica che richiedono una tempistica maggiore sia per il processo di purificazione che di reiezione del tessuto in sede donatrice.

Per dettaglo costi, consultare la pagina Costi Lipofilling.

La scelta del chirurgo per il lipofilling

La scelta del tuo chirurgo per eseguire l’intervento di lipofilling dovrà tener conto di diverse variabili al fine di poter eseguire una scelta giusta e consapevole riguardo al professionista sanitario che accompagnerà il paziente in questo percorso.

In particolare è necessario verificare le credenziali del medico identificato come l’Ateneo degli studi, la data e il voto di laurea in Medicina e Chirurgia ma anche il superamento dell’esame d’abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo; inoltre sarà necessario verificare che il sanitario sia in possesso del diploma di specializzazione in Chirurgia Plastica, la cui durata quinquennale garantisce sia da un punto di vista legale che pratico la professionalità del medico nell’eseguire quel determinato intervento chirurgico.

Tutte queste informazioni possono essere reperite rivolgendosi all’ordine dei medici della provincia di residenza, sia telefonicamente che attraverso una semplice mail; in alternativa è possibile verificare tutti i dettagli comodamente dalla propria abitazione, consultando il sito internet della Federazione Nazionale dei Medici alla voce ricerca anagrafica, che viene aggiornato più volte ogni mese.

Ulteriori garanzie riguardanti la professionalità del medico sono date dalla verifica dell’iscrizione dello stesso ad almeno una delle due società italiane di chirurgia plastica come AICPE (Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica) e/o SICPRE (Società Italiana Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica); l’iscrizione a dette società non è obbligo legislativo in Italia, ma rimane garanzia di serietà e aggiornamento continuo da parte del chirurgo prescelto.

I chirurghi plastici più blasonati potranno vantare anche l’iscrizione a società internazionali di chirurgia plastica come ISAPS (International Society of Aesthetic Plastica Surgery) e ASPS (American Society of Plastic Surgeons). Infine rimarrà da verificare il curriculum vitae del chirurgo plastico e la sua casistica operatoria nonché gli anni di attività e quindi d’esperienza nella disciplina in oggetto.

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