Mentoplastica

Data pubblicazione: 19/02/2022
Dr. Tommaso Agostini


Indice

Cosa è la mentoplastica

La mentoplastica è una procedura chirurgica che ha come scopo modificare il mento nelle sue tre dimensioni: larghezza, altezza e proiezione. Frequentemente la mentoplastica viene confusa con la genioplasticaquesti, interscambiando spesso i termini tra loro, utilizzandoli come sinonimi, generando non solo un uso scorretto della terminologia medica, ma anche confusione tra i pazienti che navigando sul web leggendo tali informazioni. Entrambi gli interventi modificano la regione mentoniera, quell’area anatomicamente situata al di sotto del labbro inferiore e delimitata in alto dal solco mentale, inferiormente dal bordo inferiore della regione sinfisaria/parasinfisaria della mandibola e lateralmente dal prolungamento del solco naso labiale. Il mento è ricoperto da pelle abbastanza spessa, priva di un tessuto sottocutaneo ben distinto ma ricco di strutture muscolari come il muscolo trinagolare (o muscolo depressore dell’angolo della bocca), il muscolo quadrato (o muscolo depressore della bocca), parte del muscolo platisma e più in profondità il muscolo mentoniero.
La mentoplastica corregge le anomalie volumetriche del mento utilizzando biomateriali o materiali alloplastici, cioè materiale protesico; quindi di tratta di un intervento con aumento volumetrico per definizione, meglio conosciuto come mentoplastica additiva. Non può esistere una mentoplastica riduttiva, poiché significherebbe ridurre le dimensioni del mento inserendo delle protesi, il che rappresenta evidentemente un controsenso. Le protesi possono essere inserite utilizzando due diverse incisioni chirurgiche, la prima, quella più utilizzata, è attraverso un’incisione posta nel solco sottomentale, subito sotto al mento; il secondo accesso chirurgico può essere eseguito a livello del cavo orale, subito al davanti degli elementi dentari inferiori nel loro settore anteriore, in pratica incisivi e canini. La scelta dell’incisione chirurgica avviene in base a diversi fattori, tra cui l’esperienza del chirurgo, la scelta del paziente, la forma e dimensioni della protesi da inserire e infine il tipo di difetto da correggere. La protesi mentoniera viene posizionata davanti all’osso mandibolare. La mentoplastica additiva è in grado di modificare la proiezione e la larghezza del mento, senza modificarne l’altezza (la lunghezza del volto rimane la stessa) e senza interferire con l’occlusione dentale, che rimane di pertinenza dell’odontoiatra. L’aspetto del terzo inferiore del volto ha un ruolo importante nella percezione della bellezza del volto e differisce tra i due sessi; in particolare per le donne la forma ideale è un ovale, leggermente arrotondato e con un contorno pulito, mentre per l’uomo la forma ideale è quella di un mento squadrato, con contorni decisi.

Quale tipo di difetto si corregge con la mentoplastica

L’intervento è indicato in pazienti con deformità facciali, cioè con alterazioni della crescita delle ossa del massiccio facciale, i cui difetti si riflettono a livello medio facciale e a livello del terzo inferiore del volto. Si tratta di anomali di sviluppo particolarmente frequenti che possono essere classificate in base a criteri spaziali, potendo distinguere anomalie su piano sagittale, verticale e trasversale. Tra le anomalie più frequenti sul piano sagittale vi è il progenismo, cioè un’anomala protrusione del mento spesso accompagnato da un rapporto occlusale di terza classe, cioè il morso inverso; la retrognazia, cioè una mandibola retrusa, posizionata troppo posteriormente rispetto al mascellare e associata a un rapporto occlusale di seconda classe che in casi più gravi può determinare la microgenia con iposviluppo non solo della regione sinfisaria e parasinfisaria ma anche del ramo della mandibola. Se invece le anomalie sono a carico del osso mascellare che è ipersviluppato allora abbiamo il progratismo con rapporto occlusale di seconda classe dento scheletrica, spesso associato anche al sorriso gengivale o gummy smile; contrariamente la micrognatia è una condizione in cui il mascellare è iposviluppato con piano occlusale di terza classe. Le anomalie più frequenti del mento e che possono richiedere un intervento chirurgico di miglioramento sono: -) un mento sfuggente, arretrato, con assenza anche dell’angolo cervico-mentoniero, cioè dell’angolo che esiste normalmente tra collo e mento; questi pazienti si lamentano spesso anche del doppio mento, dovuto proprio alla scarsa proiezione della mandibola.
-) mento sporgente, cioè eccessivamente proiettato in avanti; -) mento piccolo, responsabile del così detto viso corto (Shortface Syndrome); -) mento grande, responsabile invece di un aspetto tipo faccia allungata (Longface Syndrome) e infine -) mento asimmetrico, cioè diverso in larghezza, altezza e/o proiezione rispetto al lato opposto.

Che tipo di protesi ci sono a disposizione per la mentoplastica additiva

Le protesi mentoniere più comunemente utilizzate sono costituire da silicone medicale, materiale altamente flessibile e morbido, che si adatta perfettamente alla superficie esterna della mandibola consentendo quindi incisioni chirurgiche più limitate rispetto a protesi costituite di materiale più rigido e quindi meno malleabili. Il silicone è sostanzialmente un polimero non organico basato sul legame tra silicio, ossigeno e gruppi funzionali organici; si tratta di un biomateriale molto utilizzato in chirurgia plastica plastica e maxillo facciale, inerte e altamente biocompatibile.
Gli impianti in Medpor cioè polietilene poroso ad alta densità, sono fabbricati a partire da polimeri di polietilene a bassa pressione, miscelati e quindi sagomati; questi impianti possono essere ulteriormente modellati in sala operatoria per adattarsi perfettamente al difetto da correggere garantendo la massima precisione. Il Medpor è un materiale altamente poroso e dotato di minima osteoconduttività, stabile e che non va incontro a nessun tipo di riassorbimento né estrusione rappresentando uno degli impianti più comunemente usati in chirurgia maxillo facciale per la ricostruzione degli orecchi, del naso e delle fratture del pavimento orbitario.
Infine abbiamo gli impianti mentonieri di gore-tex, cioè altamente porosi ma relativamente duri alla palpazione, che, grazie alla loro struttura microscopica del tutto sovrapponibile a quella della spugna, consentono ai tessuti di crescere all’interno della struttura garantendo la massima stabilità e azzerando il rischio di spostamento accidentale o traumatico. Chimicamente è fatto da politetrafluoroetilene espanso, anch’esso materiale biocompatibile e inerte che garantisce un’ottima integrazione con i tessuti.
Sicuramente i primi due impianti, in silicone e polietilene poroso sono quelli più utilizzati da chirurghi plastici e maxillo facciali ma con alcune differenze importanti; in primis gli impianti in silicone sono molto malleabili, garantendo così un accesso chirurgico di minor dimensioni, mentre le protesi in Medpor, pur prevedendo una cicatrice di poco più grande, garantiscono stabilità nel tempo senza dislocazioni.

Mentoplastica e visita medica

La prima visita per l’intervento di mentoplastica si basa sull’attento esame obiettivo del paziente, con particolare riguardo al piano occlusale dentario, saranno eseguite 6 fotografie in posizione standard che verranno sottoposte a studio con un software dedicato, verrà richiesta anche una teleradiografia in proiezione antero-posteriore e latero-laterale. Durante la seconda visita verrà confermata l’indicazione chirurgica, la tecnica utilizzata e sarà prodotta una simulazione tridimensionale dell’intervento. Potrà quindi essere proposta la mentoplastica additiva a pazienti che hanno un mento sfuggente. 

Esami preoperatori da eseguire prima dell’intervento di mentoplastica

Gli esami preoperatori per la mentoplastica consistono nella visita cardiologica con elettrocardiogramma oltre a esami ematochimici con emocromo, elettroliti, assetto lipidico, coagulazione, indici di funzionalità epatica e renale. Su richiesta potrà essere necessario eseguire una teleradiografia per lo studio della posizione del mascellare e della mandibola, nonché per la corretta programmazione dell’intervento chirurgico. La teleradiografia può essere eseguita già 6 mesi prima dell’intervento chirurgico, in modo da poter consentire lo studio a computer e la simulazione; gli altri esami ematici e l’elettrocardiogramma hanno una validità di 3 mesi, e saranno quindi da effettuarsi entro questo tempo prima dell’intervento.

Preparazione alla mentoplastica

La sera prima dell’intervento è obbligatorio rimanere a digiuno da cibi solidi e liquidi, compresa l’acqua. Si raccomanda di sospendere tutte le medicine che possano interferire con la coagulazione come aspirina e farmaci anticoagulanti; in quest’ultimo caso è necessaria la sospensione e l’embricazione con eparine a basso peso molecolare al fine di limitare il sanguinamento intraoperatorio e post operatorio. Non assumere farmaci antidolorifici come oki, brufen ecc nella settimana precedente l’intervento chirurgico, limitandosi al paracetamolo in caso di necessità. La sera precedente o la mattina stessa praticare un’accurata igiene personale utilizzando detergenti contenenti clorexidina tipo Fisian. Munirsi anche di collutorio adeguato per eseguire lavaggi del cavo orale dopo ogni pasto e di spazzolino morbido per l’igiene dentale. La barba, per i pazienti maschi, dovrà essere fatta la sera prima o la mattina stessa; è necessario anche rimuovere tutti i monili da corpo, compresi orecchini e piercing. La mattina stessa è obbligatorio praticare un’accurata igiene del cavo orale con spazzolino e abbondanti lavaggi con collutorio disinfettante. La sospensione del fumo di sigaretta tradizionale o elettronica è raccomandato almeno 15 giorni prima l’intervento chirurgico al fine di vanificare gli effetti della nicotina che potrebbe compromettere la normale guarigione. Si consiglia di indossare vestiti comodi come tuta e scarpe da ginnastica. È inoltre raccomandato non venire in clinica da soli, ma accompagnati da qualche parente, conoscente o quant’altro. Eventuali sindromi influenzali o parainfluenzali dovranno essere tempestivamente segnalate al medico e potranno comportare un eventuale rimando dell’intervento programmato. La terapia personale non dovrà essere sospesa a meno d’indicazione specifiche ricevute.

Durata dell’intervento di mentoplastica

La durata dell’intervento di mentoplastica additiva è al di sotto dei 60 minuti e può essere eseguito in anestesia locale con leggera sedazione; l’intervento consiste nell’incisione endorale oppure transcutanea a livello del solco sottomentale, in base a quello che è stato preventivamente concordato con il paziente, quindi si procede allo scollamento dei tessuti fino a identificare il piano osseo della mandibola, al davanti della quale viene creata una tasca sottocutanea per accogliere la protesi mentoniera. Si procede poi all’inserimento protesico e quindi alla meticolosa sutura utilizzando sempre punti riassorbibili. La mentoplastica non richiede il pernottamento in clinica, a meno di esigenze particolari da parte del paziente. L’intervento si conclude con una medicazione a cerotto, moderatamente compressiva al fine di limitare il gonfiore (edema) post operatorio, il sanguinamento e impedire lo spostamento della protesi eventualmente inserita.

Postoperatorio della mentoplastica

L’intervento di mentoplastica non è doloroso e solo raramente richiedere l’assunzione di farmaci antidolorifici comuni. Si raccomanda un riposo assoluto per almeno 72 ore, con invito a evitare possibili traumi accidentali nel post operatorio che potrebbero spostare la protesi. È consigliata l’applicazione di ghiaccio locoregionale con particolare attenzione a usare anche un asciugamano o un panno di cotone sulla pelle, al fine d’evitare possibili ustioni da contatto per la diminuita sensibilità. Utilizzare un collutorio disinfettante a base di clorexidina dopo ogni pasto e per almeno 10 giorni dopo l’operazione assieme ad uno spazzolino morbido per non interferire con eventuali punti all’interno del cavo orale. La dieta da seguire dovrà essere leggere e sana, con abbondanza di cibi ricchi di fibre per regolarizzare l’alvo, e dovrà essere liquida e semifredda per i primi 4-5 giorni. Anche nel post operatorio è vietato fumare per un periodo di almeno 15 giorni. È opportuno limitare la vita sociale e dedicare il tempo a sé stessi per una ripresa quanto più rapida e priva di complicanze; è raccomandato non dormire a casa da soli nella prima settimana dopo l’intervento chirurgico.

Ripresa delle attività quotidiane dopo la mentoplastica

Dopo il riposo assoluto raccomandato per le prime 72 ore, sarà possibile riprendere le normali attività quotidiane gradualmente avendo cura d’evitare il più possibile traumi accidentali; dopo i primi 3 giorni è consentito anche passeggiare. L’attività fisica può essere ripresa senza rischi dopo 3 settimane nel caso della mentoplastica additiva.  

Il risultato definitivo dopo la mentoplastica

Il risultato dopo mentoplastica è visibile fin da subito, per poi migliorare e stabilizzarsi nei successivi 5-6 mesi. Il risultato è definitivo e duraturo ma non sono da escludersi interventi corretti poiché la chirurgia plastica non è in grado di dare una garanzia matematica di qualità di risultato. Gli effetti dell’intervento sono molteplici, ridonando una proporzionalità del volto armonica e naturale, migliorando il profilo del volto ma anche l’angolo cervico mentoniero, cioè l’angolo compreso tra la mandibola e il collo, che verrà migliorato grazie all’avanzamento del mento.
Pur avendo fatto una programmazione adeguata e pur avendo eseguito l’intervento chirurgico a regola d’arte è possibile che vi siano piccoli difetti e irregolarità non visibili a un osservatore esterno ma comunque palpabili e in questo caso sono da considerarsi eventi del tutto normali; se le irregolarità sono anche visibili, potrebbe essere necessario eseguire un ulteriore intervento correttivo non prima di 6 mesi al fine di consentire una completa risoluzione del gonfiore e poter valutare con precisione l’entità del difetto da correggere.

Complicanze dopo la mentoplastica

Le complicanze dopo mentoplastica possono essere distinte in generali e specifiche, che si possono verificare esclusivamente legate a questo tipo d’intervento chirurgico. Se edema, gonfiore e lividi possono essere considerati parte integrante del percorso chirurgico, alcune complicanze possono richiedere maggior attenzione e in particolare: -) il sanguinamento dalla ferita chirurgica è un evento atteso, sia che venga eseguita a livello cutaneo che del cavo orale, ma se abbondante necessita di valutazione prima del controllo programmato; -) infezione del sito chirurgico, che, nonostante la profilassi antibiotica sempre eseguita in sala operatoria può compromette la buona riuscita dell’intervento chirurgico, potendo prevedere anche la rimozione della protesi mentoniera o dei mezzi di sintesi se sono stati utilizzati; -) riapertura (deiscenza della ferita chirurgia in uno o più punti) che può richiedere il posizionamento di ulteriori punti di sutura. Complicanze specifiche dell’intervento di mentoplastica additiva riguardano il materiale protesico che può -) dislocarsi anche a distanza di diversi mesi dall’intervento, per esempio a seguito di un trauma accidentale; -) la protesi può essere palpabile ma anche visibile dall’esterno soprattutto a livello delle regioni laterali del mento, evento che può comportare un ulteriore intervento chirurgico per aumentare lo spessore dei tessuti del volto; -) vi può essere una contrattura della protesi mentoniera, legata cioè all’eccessiva reazione infiammatoria del corpo del paziente e che può comportare l’indurimento localizzato con o senza dolore fino anche alla deformazione dell’impianto stesso; -) ci può essere un alterazione della sensibilità temporanea ma anche permanente a livello del labbro inferiore e del mento per manipolazione o lesione traumatica del nervo mentale; -) vi può essere un’erosione ossea della corticale della mandibola, evento che di per sé è atteso e senza alcun significato clinico, dovuto al contatto della protesi sulla superficie ossea mandibolare; -) abbiamo l’estrusione, cioè l’esposizione della protesi mentoniera, evento che può avvenire indipendentemente dall’accesso chirurgico utilizzato, transcutaneo o endorale e che richiede la rimozione della protesi.

Costo della mentoplastica

Il costo della mentoplastica comprende l’onorario del chirurgo, dell’assistente, del medico anestesista, della degenza in day-hospital, dell’equipe infermieristica e dell’affitto della sala operatoria. I costi possono variare in base alla tipo di protesi mentoniera utilizzata nel caso della mentoplastica additiva. Un ulteriore variabile può essere rappresentata da ulteriori interventi chirurgici eseguiti ella stessa seduta operatoria; infatti molto spesso la mentoplastica può essere eseguita assieme alla rinoplastica, ottenendo quindi il miglioramento dell’intero profilo del volto (profiloplastica), oppure assieme all’ asportazione del grasso sottomentoniero per via diretta (dermolipectomia) oppure utilizzando delle micro cannule per aspirare il grasso e ridefinire tutto il profilo della mandibola.

Per dettaglio costi, consultare la pagina Mentoplastica costi.

La scelta del chirurgo per la mentoplastica

In questo intervento la scelta del chirurgo deve essere accurata forse più che in altri interventi di chirurgia plastica. Trattandosi del volto e di una subunità anatomica come il mento, sarà importante verificare l’esperienza del chirurgo sul distretto testa collo e della faccia. La verifica delle credenziali dovrà essere fatta da casa semplicemente verificando on line sui siti ufficiali come quello della Federazione Nazionale dei Medici, l’anno di laurea, abilitazione e specializzazione. Un ulteriore verifica può essere fatta sul sito della Società italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed estetica (SICPRE) e sul sito dell’Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica (AICPE), nonché su siti di società interazionali come ISAPS (International Society of Aesthetic Plastic Surgery) e ASPS (American Society of Plastic Surgeons). Voglio ricordare a tal proposito che il diploma di specializzazione in chirurgia plastica è riconosciuto da ministero della Salute e ha una durata di 5 anni con frequenza obbligatoria e attività specialistica sotto tutoraggio; eventuali altri titoli come master universitari di primo e/o secondo livello non sono equiparabili alla specializzazione.

Mentoplastica non chirurgica

La mentoplastica additiva può essere eseguita anche non chirurgicamente, senza entrare in sala operatoria. Il trattamento viene eseguita a livello ambulatoriale con elevata soddisfazione da pater del paziente poiché può riprendere immediatamente le normali attività quotidiane, lavorative e sociali. Prima del trattamento saranno eseguite fotografie in formato standard, subito prima e dopo il trattamento al fine di mostrare la buona riuscita della mentoplastica e monitorare i risultati nel tempo. La mentoplastica viene eseguita utilizzando acido ialuronico, un filler dermico altamente biocompatibile, privo di reazioni allergiche e con durata intermedia a partire da 6 mesi circa. Generalmente per eseguire una mentoplastica additiva non chirurgiche sono necessarie due fiale di acido ialuronico, per un totale di 2 ml. In effetti anche se la quantità iniettata non è importante, è assicurato un risultato visibile e soddisfacente, cosa che spinge numerosi pazienti a richiedere ritocchi nei mesi successivi. Ad oggi le fiale d’acido ialuronico sono confezionate in siringhe dotate di aghi super sottili e precaricate con acido ialuronico, al fine di eseguire il trattamento nel massimo comfort. Alcune case farmaceutiche, a cui io stesso mi ricolgo, studiano ogni giorni nuovi prodotti per un risultato sempre più duraturo, mettendo in commercio non una sola tipologia d’acido ialuronico, ma diversi tipi, ognuno studiato per essere utilizzato e iniettato in diverse regioni del volto. Quindi avremo fiale d’acido ialuronico specifiche per eseguire il trattamento di mentoplastica additiva e questo dà al paziente la garanzia di effetti a lungo termine, fino anche a 18-24 mesi. Il trattamento può essere eseguito già in sede di prima visita, dopo aver misurato i parametri del volto con un calibro dedicato per dare un risultato armonico e naturale, senza lasciare segni. Il giorno successivo al trattamento può essere del tutto normale avere qualche livido nella zona trattata, accompagnato da un gonfiore localizzato e temporaneo.
In questo tipo di trattamento la scelta de prodotto da utilizzare rappresenta un momento decisivo che deve tenere in considerazione la capacità di proiezione, la bassa spandibilità, la durata dell’effetto e la capacità di definizione. I filler a tecnologia Vycross sono quelli che utilizzo più frequentemente nella mia pratica clinica poiché dotati proprietà uniche, come la maggior durata nel tempo, hanno una capacità liftante su misura, sono facili da modellare e sono dotati d’elevata integrazione tessutale, cosa che aiuta a mantenere movimenti naturali del volto. La mentoplastica non chirurgica viene associata anche al trattamento dell’adiposità sottomentoniera quando presente al fine d’ottenere un risultato subottimale; il trattamento dell’adiposità viene eseguito sempre a livello ambulatoriale utilizzando l’acido desossicolico (ATX-101), cioè un acido biliare normalmente secreto dal fegato umano utile per il processo di digestione degli acidi grassi. Il trattamento consiste nell’applicazione di ghiaccio a livello sottomentoniero per 10 muniti circa, quindi all’iniezione di acido desossicolico con microaghi unito a un farmaco anestetico locale a rapida azione come la lidocaina. Si consiglia d’eseguire questo trattamento in sedute programmate il tardo pomeriggio o comunque vicino al fine settimana, poiché l’azione di degradazione del tessuto adiposo sottomentoniero provoca un gonfiore localizzato per circa 3-4 giorni, evento che in qualche modo può essere responsabile di una limitazione sociale. I risultati sono già ben visibili dopo la prima seduta, ma per ottenere il risultato desiderato possono essere necessarie fino a 4-5 sedute, in base al difetto iniziale da correggere; le sedute prevedono un intervallo di almeno 1 mese e comunque da confermare dal chirurgo che esegue il trattamento.

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