Nei o Nevi

Data pubblicazione: 19/02/2022
Dr. Tommaso Agostini


Indice

Cosa sono i nei o nevi?

Il nevo o neo è un tumore benigno della pelle che appare come una macchia scura variabile di dimensione, colore e forma; possono essere presenti fin dalla nascita o comparire nei primi due anni di vita, per cui si parla di nei congeniti oppure possono comparire nel corso della vita e in questo caso si parla di nei acquisiti.

Generalmente i nei sono più numerosi a livello delle zone più fotoesposte del corpo come la faccia, il collo, decolleté, torace, dorso e tendono ad aumentare di numero fino all’età di 40 anni per poi diminuire nel tempo; come conseguenza è opportuno monitorare attentamente i nei comparsi dopo 40 anni, eseguendo sia l’autovalutazione che la dermatoscopia classica o quella digitale.

Da un punto di vista medico si identificano diversi tipi di nei come i:

  • nei melanocitici (appaiono come macchie scure, piatte o rilevate, che originano dai melanociti, quelle cellule della pelle che hanno la funzione di produrre la melanina)
  • nei vascolari (macchie rosse o violacee che derivano dalle cellule endoteliali dei vasi sanguigni superficiali)
  • nei dermici (derivano da cellule embrionali ectodermiche e sono rappresentati tipicamente dai nei verrucosi).

Nei pericolosi: rischio di tumore della pelle

I nei sono tipicamente tumori benigni della pelle, ma entrano in diagnosi differenziale anche con i tumori cutanei maligni come il carcinoma basocellulare, il carcinoma spinocellulare e il melanoma cutaneo.

I carcinomi basocellulari derivano dalle cellule dello strato basale dell’epidermide, mentre i carcinomi spinocellulari derivano dalle cellule dello strato spinoso della pelle; il melanoma deriva invece da cellule chiamate melanociti e che producono la melanina, responsabile del pigmentato cutaneo. Sicuramente la prognosi è diversa parlando dei tre tipi più comuni di tumori cutanei; da questo punto di vista il tumore meno aggressivo è il carcinoma basocellulare che si presenta come una neoformazione cutanea rosacea o nerastra, con tendenza al sanguinamento e formazione di una piccola crosticina ematica che tende a cadere per poi riformarsi velocemente. Questo tumore presenta un basso potenziale metastatico sia a livello dei linfonodi locoregionali sia a distanza, è caratterizzato da una lenta crescita di dimensioni nel tempo invadendo i tessuti sani circostanti. Da un punto di vista clinico si possono distinguere diverse forme di tumore basocellulare: piano cicatriziale, superficiale, morfea-like, ulcerato, nodulare. La terapia d’elezione è sicuramente la chirurgia e consiste in un’ampia exeresi con margini clinici indenni, invio per esame istologico, e ricostruzione del difetto per prima intenzione o attraverso lembi cutanei di vario tipo.

Il tumore spinocellulare è invece caratterizzato da una maggiore aggressività, poiché è caratterizzato da una spiccata tendenza a invadere non solo i tessuti sani circostanti ma anche a dare metastasi a distanza sia a livello dei linfonodi locoregionali ma anche a distanza. Clinicamente si presenta spesso sotto forma di lesione ulcerata ma anche di corno cutaneo; la terapia è chirurgica e consiste nell’exeresi della lesione che deve avere margini più ampi rispetto al carcinoma basocellulare e alla successiva ricostruzione con tecniche di chirurgia plastica come i lembi cutanei o gli innesti per il monitoraggio delle forme tumorali più aggressive.

Il monitoraggio o follow-up dei pazienti che soffrono o abbiano sofferto di questi due tipi di tumore deve essere molto stretto, poiché un paziente che ne ha già sofferto, ha maggior probabilità di formarne altri nel corso della vita; il follow-up deve essere clinico ma anche strumentale con l’esecuzione di ecografie locoregionali a livello delle stazioni linfonodali ma anche con TC con e senza mezzo di contrasto per le forme più indifferenziate e quindi aggressive.

Il melanoma è sicuramente il tumore cutaneo più aggressivo e a prognosi più sfavorevole poiché si tratta di un tumore a spiccata tendenza metastatica sia linfonodale che agli organi a distanza (cervello, fegato, polmoni). Il melanoma si presenta come una lesione cutanea marrone scura, bluastra o nerasta con tendenza a aumentare di volume in senso verticale. Essendo la prognosi infausta, chi ha sofferto di melanoma cutaneo deve fare il follow-up medico per il resto della vita al fine di fare diagnosi precoce in caso di ripresa di malattia o insorgenza di nuove forme tumorali.

Come controllare i nei?

I nei devono essere controllati ogni mese in modo autonomo e ogni anno da un medico specializzato in chirurgia plastica o in dermatologia. La classica regola a cui far riferimento per il monitoraggio dei nei è quella dell’A-B-C-D-E o regola del cinque:

  1. Asimmetria: controllare quindi che la lesione pigmentata sia simmetrica come segnale di benignità oppure asimmetrica come potenziale segnale di malignità
  2. Bordi: i bordi della lesione devono essere netti in caso di lesioni benigne oppure sfumati, irregolari o sottominati per le lesioni maligne
  3. Colore: il colore deve essere omogeneo per lesioni benigne a differenza delle lesioni maligne caratterizzate più frequente da un colorito più scuro e non omogeneo
  4. Dimensioni: lesioni pigmentate al di sotto di 1 cm hanno maggior probabilità di essere benigne rispetto a lesioni pigmentate il cui diametro supera il cm.
  5. Evoluzione/Elevazione: in questo caso si deve considerare un doppio parametro, cioè sia l’evoluzione temporale delle lesioni pigmentate che la loro elevazione da piano cutaneo; in sostanza nei che subiscono delle modificazioni temporali di forma, colore o dimensioni o ancora che abbiano la tendenza a elevarsi dal piano cutaneo in modo anomalo hanno indicazione a essere rimossi chirurgicamente.

Dopo aver valutato in modo autonomo la mappa dei propri nei almeno una volta ogni mese, è opportuno sottoporsi a visite mediche specialistiche specialmente nel caso in cui si tratti di pazienti con efelidi, occhi chiari, capelli biondi e pelle chiara e/o con numerosi nei sulla superficie cutanea che potrebbe rendere l’autovalutazione difficile o complessa.

Il chirurgo plastico o il dermatologo consultati faranno utilizzo di quella che prende il nome di dermatoscopia o videodermatoscopia; la dermatoscopia utilizza uno strumento medicale dotato di una lente monoculare fatta da un manico e da una testina dotata di lampada alogena con lente sferica che consente d’ingrandire la lesione pigmentata fino a 10 volte e che, grazie all’uso di uno speciale olio che rende trasparente lo strato corneo, rende visibile tutta la superficie del neo; lo svantaggio principale del dermatoscopio è rappresentata sicuramente da difficoltà d’archiviazione delle immagini visualizzate.

La videodermatoscopia è invece un’evoluzione tecnica della dermatoscopia tradizionale e consiste di una microcamera a colori inserita in una sonda che trasmette le immagini sul monitor di un computer che, non solo consente l’archiviazione delle immagini ma anche la stampa delle immagini visualizzate permettendo il rilascio al paziente di un referto iconografico.

Quando un neo si definisce normale?

Un paziente adulto presenta normalmente dai 10 ai 20 nei sulla superficie cutanea che sono considerati normali o nevi melanocitici quando presentano caratteristiche ben definite: hanno un diametro inferiore ai 6 mm, forma simmetrica o ovalare, hanno bordi netti e ben definiti, di colorito marrone chiaro/scuro o del colore della pelle, e si presentato tutti uguali e concentrati nelle zone fotoesposte.

Quando un nevo si definisce displastico?

I nevi displastici o nevi atipici sono lesioni pigmentate che possono assomigliare ai melanomi e i pazienti che presentano nei displastici sono quindi a maggior rischio di sviluppare melanomi cutanei in modo proporzionale al numero di nevi presenti sulla pelle; il paziente che abbia più di 10 nevi displastici ha un rischio di 12 volte superiore di avere un melanoma rispetto alla popolazione sana.

Numerosi studi medici pubblicati sulle più importanti riviste del settore mostrano come una percentuale variabile dal 2% al 8% della razza caucasica presenti nei displastici; di questi, coloro che presentano anche un’anamnesi familiare positiva per melanoma, presentano un rischio aumentato di sviluppare melanoma da 7 a 27 volte superiore rispetto alla popolazione generale.

Generalmente il nevo displastico ha caratteristiche ben precise che lo differenzia dai nei normali e che sono: neo con aspetto a corona, colore non uniforme, diametro superiore ai 6 mm, forma asimmetrica e bordi irregolari.

Nevi e gravidanza

I cambiamenti ormonali che avvengono in gravidanza sono ormai noti e portano le donne in stato interessante a un aumento della pigmentazione in distretti anatomici ben precisi come i genitali, la linea alba, il complesso areola capezzolo ma anche il cavo ascellare; questo processo è dovuto all’aumento degli ormoni estrogeni circolanti e dell’MSH, cioè l’ormone stimolante i melanociti. Durante le settimane di gestazione, inoltre, i nevi hanno la tendenza a aumentate di numero e di dimensioni, ma è necessario che questo processo avvenga in condizioni fisiologiche, escludendo la presenza di nevi atipici che potrebbero comportare approfondimenti diagnostici come la biopsia incisionale o la biopsia escissionale, il tutto per escludere l’insorgere di un melanoma in gravidanza, che è caratterizzato da una prognosi anche peggiore rispetto al melanoma cutaneo tradizionale. Per questo motivo è opportuno eseguire una visita specialistica con dermatoscopia all’inizio della gravidanza e subito dopo il parto.

Quando rimuovere un neo?

I segnali che devono essere un campanello d’allarme per sottoporsi a visita medica o anticipare la visita già programmata sono numerosi e principalmente consistono nella comparsa di nuove lesioni pigmentate mai avute prima, nell’aumento di dimensione o spessore di lesioni pigmentate già esistenti, la comparsa di erosione o sanguinamento, la formazione di crosticine ematiche, la presenza di segni di flogosi e la comparsa di prurito.

Come si rimuove un neo?

I nei vengono rimossi in anestesia locale, iniettando piccole dosi di farmaco utilizzando un ago molto sottile al fine d’eliminare la sensibilità dolorifica dell’area da operare. Generalmente l’asportazione di un neo sospetto viene eseguita con il bisturi classico, avendo cura di rispettare almeno 0.5 mm di pelle sana circostante e inviando il materiale asportato a studio istologico al fine d’ottenere una diagnosi scritta dall’anatomia patologica.

Il difetto viene chiuso per prima intenzione utilizzando tecniche di chirurgia plastica al fine di massimizzare l’outcome estetico e ricorrendo al posizionamento di punti di sutura riassorbibili con tecnica intradermica per evitare che dopo l’intervento di rimozione del neo siano visibili anche i segni dei punti di sutura staccati lungo la cicatrice. Il tempo necessario per eseguire la biopsia escissionale varia da un minimo di 10 minuti fino anche a 20 minuti in casi particolarmente complessi. In casi dubbi, prima di procedere all’asportazione in blocco della lesione pigmentata, può essere indicato eseguire una biopsia incisionale, cioè asportare una piccola quantità di tessuto da inviare a studio istologico. Da un punto di vista medico è sconsigliato asportare lesioni pigmentate utilizzando laser o altre tecnologie che possano vaporizzare il tessuto pigmentato, rendendo di fatto impossibile avere una diagnosi istologica. In casi di nei congeniti di grandi dimensioni può essere necessario ricorrere a tecniche speciali di chirurgia plastica che consistono principalmente in escissioni seriate oppure in tecniche d’espansione cutanea. La vaporizzazione con laser oppure la tecnica dello shaving rimangono riservate a lesioni cutanee non pigmentate clinicamente benigne, che non necessitano d’esame istologico a giudizio del medico specialista a cui ci si rivolge.

Quanto costa rimuovere un neo?

Il costo per la rimozione di un neo varia in base ad alcuni fattori tra cui le dimensioni del neo, il distretto anatomico in cui verrà eseguita l’asportazione e l’eventuale esame istologico. Evidentemente eseguire una biospia escissionale a livello del volto avrà un costo diverso rispetto a altre parti del corpo come il tronco o gli arti.

Il costo medio per asportare un neo a livello del corpo eccetto il viso ha un costo medio variabile da 200 a 300 euro mentre eseguire la stessa asportazione sul volto ha un costo medio variabile da 300 a 400 euro. L’esame istologico ha un costo variabile da 50 a 150 euro a seconda del centro diagnostico a cui ci si rivolge, ottenendo una diagnosi scritta a partire da pochi giorni fino anche a due settimane al massimo.

A chi rivolgersi per asportare un neo?

Il professionista più indicato per asportare un neo sospetto è sicuramente il chirurgo plastico, il quale è in possesso di tutte le tecniche di chirurgiche indispensabili per ottenere un risultato estetico subottimale. Tuttavia la chirurgia dermatologica può essere eseguita anche da altre figure professionali, come il dermatologo e il chirurgo generale.

Cosa fare dopo l’asportazione di un nevo?

Dopo aver eseguito l’intervento d’asportazione di un nevo in regime ambulatoriale, si può riprendere immeditatamente l’attività sociale e lavorativa senza limitazione alcuna. L’attività fisica può essere ripresa in base ai tempi di guarigione che variano in base al distretto anatomico interessato, variando da 7 giorni fino anche a 20 giorni. A guarigione avvenuta verranno prescritte le creme specifiche per prevenire la cicatrizzazione patologica, come cicatrici ipertrofiche o cheloidi.

La scelta del tuo chirurgo per rimuovere un neo sospetto

In vista della rimozione di un neo sospetto, è innanzitutto doveroso verificare le credenziali del professionista identificato contattando l’Ordine dei Medici della città di residenza oppure verificando on line sul sito della Federazione Nazionale Ordine dei Medici numerose informazioni come l’Ateneo degli studi, il voto di laurea in medicina e il superamento dell’esame d’abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo. La scelta dovrà ricadere su medici in possesso del diploma di specializzazione in Chirurgia Plastica conseguito nel rispetto delle normative del Ministero della Salute che hanno anche validità a livello europeo. Infatti il medico in formazione specialistica intraprende il proprio percorso di specializzazione in ambito ospedaliero sotto tutoraggio, eseguendo numerosi interventi della disciplina prescelta e dovendo superare numerosi esami prima del conseguimento del titolo di specialista. A tal riguardo è bene ricordare che i diplomi di specializzazione non sono equiparabili da un punto di vista legale né pratico ai master sia di primo che di secondo livello, i quali molto spesso prevedono frequenze non obbligatorie ma solo saltuarie e hanno una durata massima di 1 o 2 anni. I chirurghi plastici diplomati sono anche iscritti ad almeno una delle due società italiane ufficiali di chirurgia plastica tra cui SICPRE (Società Italiana Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica) oppure AICPE (Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica) ma anche a società internazionali di riconosciuto prestigio che annoverano tra i propri iscritti esclusivamente chirurghi plastici specialisti come ISAPS (International Society of Aesthetic Plastic Surgery) o ASPS (American Society of Plastic Surgeons).

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